
Un’emozione particolare mi attraversa mentre entro nelle stanze del complesso di Santa Maria Della Scala/Palazzo Squarcialupi, ricordando che l’ultima edizione di Wine And Siena si era tenuta a febbraio 2020, pochi giorni prima del lockdown. Adesso finalmente le eccellenze del vino italiano tornano a fianco dell’arte e della storia: un legame che da sempre fa parte del nostro patrimonio culturale, e che rappresenta la base imprescindibile per superare il periodo di crisi. E forse non a caso, sono gli spazi di un antico “spedale”, luogo di ristoro per i pellegrini della via Francigena, a promuovere la voglia e la volontà di ripartenza dell’intero settore.



E’ bello vedere che diverse etichette in degustazione – tutte premiate con il riconoscimento The Wine Hunter Award – appartengono alle vendemmie più recenti, segno delle doti di resilienza dimostrate dai produttori, capaci di mantenere un grande livello di qualità anche in un momento difficile e di incertezza. Merito del Wine Hunter Helmut Köcher e del suo staff essere riusciti a selezionare con cura e pazienza queste realtà e raccontare così a 360° il panorama del settore vitivinicolo nazionale, tramite i banchi d’assaggio, le masterclass e i numerosi focus tematici.








Il ruolo principale spetta alla regione ospite, con oltre 60 cantine provenienti praticamente da ogni zona della Toscana, che conferma di possedere un potenziale espressivo quasi infinito, fra denominazioni classiche sempre vitali e territori in forte crescita. In particolare, ho apprezzato gli ottimi risultati che arrivano sull’asse fra le province di Siena e Arezzo, a partire dalle vernacce verticali e dirette de Il Palagione (San Gimignano, SI), per passare ai solidi cabernet franc e cabernet sauvignon di Castello di Poggiarello (Siena), ai vibranti “vini delle crete” della Cantina Le Fonti (Monteroni d’Arbia, SI), per finire con l’elegante sangiovese dell’azienda Il Sosso (Lucignano, AR) in Val di Chiana.




Non mancano poi le piacevoli scoperte all’interno del mondo Chianti Classico, come Tenuta di Campomaggio (Radda in Chianti, SI) e il suo stile preciso, concreto, rivolto alla tradizione, o – dall’altro lato – Gagliole (Castellina in Chianti, SI), che onora il terroir con due preziosi supertuscans. A suggellare in modo ideale il mio itinerario nei “capolavori del gusto” ci pensa Donatella Cinelli Colombini, grazie al Casato Prime Donne (Montalcino, SI) e alla Fattoria del Colle (Trequanda, SI), proprietà divise da pochi chilometri ed entrambe – rispettivamente con i Brunello e gli Orcia – in grado di restituire, con sensibilità tutta femminile, la raffinatezza e l’armonia di questo lembo estremo di Toscana.



