Alla Festa della Potatura può capitare di tutto, anche sentirsi dire che il tema della giornata è la scimmia! Una testimonianza del clima di allegria che si respira all’evento ospitato dall’Hotel Tuscany Inn di Montecatini Terme (PT) nei giorni 6 e 7 marzo: un vero e proprio party con tanto di DJ set, promosso dal vignaiolo Manuel Pulcini di Lucca assieme ad altri colleghi e ad operatori del settore enogastronomico. Ma oltre lo scopo puramente ludico, la festa racchiude un modo di intendere il vino nella sua espressione di massima naturalità, e nel suo essere un veicolo che mette in rapporto persone, esperienze, filosofie di vita.

I “Gottari” (così si è denominato il gruppo di amici) sentono il bisogno di restituire al vino una dimensione popolare e genuina, che rischia oggi di essere soffocata in nome del business, dell’ipertecnologia e dagli schemi imposti da un sistema rigido, dove le proposte alternative trovano spazio con fatica. Qui si respira aria di libertà, di fantasia, e per rendersene conto basta vedere la varietà di colori che accompagnano il percorso tra i banchi d’assaggio, sia per le estrose etichette, sia per il contenuto delle bottiglie. Difficile riassumere l’altalena di sapori e di stimoli che hanno attraversato le mie ore passate alla festa, ore in cui ho messo da parte il canonico metro di giudizio del sommelier per abbandonarmi all’onda delle suggestioni e dei racconti.



Il viaggio comincia con le bollicine di Cantina Gigli (Borgo a Mozzano, LU), dell’enologo ed agronomo Angelo Bertacchini, mezzo ettaro di vigne ereditate dal nonno e coltivate dal 2008 a uva barsaglina, antico vitigno locale a bacca rossa che per caratteristiche (buona base acida, pigmento tenue) faceva presupporre buone doti di spumantizzazione. E difatti in Cantina Gigli troviamo la barsaglina declinata sia in bianco – col Metodo Classico – sia rosé – col metodo definito da Angelo “interrotto”, ossia un rifermentato senza sboccatura che sviluppa una pressione da spumante, due versioni di grande freschezza e dall’ottimo potenziale evolutivo.




Nel passaggio in Veneto incontro due cantine veramente “sui generis”: Tenuta L’Armonia di Montecchio (VI) e L’Insolente di Monteforte d’Alpone (VR), entrambe caratterizzate dalla presenza di suoli vulcanici, base ideale per vini vibranti e di personalità, oltre al comune approccio fondato su pratiche biologiche e biodinamiche. Tenuta L’Armonia nasce nel 2010 dall’iniziativa di Andrea Pendin, formatosi in Scienze Gastronomiche e vignaiolo autodidatta, deciso ad affermare un suo stile che valorizzasse il territorio in modo originale, sfruttando le opportunità date dalle moderne conoscenze (vendemmie in fasi diverse, uso accorto degli assemblaggi, mix di vari contenitori – legno, cemento, anfora). La produzione è distribuita su tre linee: la Pop, dal taglio sbarazzino e immediato; la Vecchie Vigne, con tre monovitigni da uve cabernet franc, garganega e durella; la “Armonia +”, dal carattere più esplorativo e sperimentale.



Il progetto de L’Insolente si sviluppa assieme alla famiglia Castagna e al suo amore per la vita rurale, di comunità che crea una simbiosi con la natura. Poco meno di 5 ettari di vigna nell’area del Soave, con piante vecchie fino a 70 anni (in prevalenza di uve garganega); da ogni singolo appezzamento si ricava un vino, simbolicamente protetto da un componente della famiglia, allo scopo di cogliere la piena espressione del cru e la sua energia. La lavorazione ridotta all’osso, senza nessun ricorso a elementi correttivi dall’esterno (esclusi dunque il controllo delle temperature, i lieviti selezionati, le filtrazioni) ma solo agli strumenti della tradizione contadina, rende i prodotti de L’Insolente unici e irripetibili, da saper attendere nel tempo e con mente aperta e curiosa.



La Maremma ospita invece la piccola e giovane realtà di Le Colline Del Sole (Cinigiano, GR), azienda biologica condotta da Nicola Aere, che presenta la sua prima uscita: un sangiovese in purezza dal profilo pulito e accurato, il Sudri Toscana IGT 2018. Il nome deriva dalla mitologia nordica, dove Sudri era il nano che reggeva la costellazione del sud, richiamo geografico alla posizione del vigneto e insieme sguardo a un’epoca che trattava la terra con rispetto e ne assecondava i ritmi. Sull’esempio del passato, Nicola vuole mostrare che si può ottenere un prodotto di qualità senza bisogno di ricorrere alla chimica, e il Sudri ne è la chiara riprova.





Sempre dalla Maremma arriva l’azienda I Forestieri (Roccastrada, GR) di Dario Marinari ed Ezekiel Allassia, che fonda la sua missione sul recupero di vecchie vigne a uso familiare, arrivando oggi a sommare 4,5 ettari, suddivisi tra 20 microparcelle, principalmente in affitto. Un campionario così eterogeneo per qualità dei suoli, esposizioni e altitudini, permette di lavorare in piena creatività, e di ottenere vini dal taglio originale, partendo dal bianco Rigomale (trebbiano da terreni vulcanici e malvasia bianca da galestro, con filari a 600m), affinato tre mesi in anfora sulle bucce, seguito dal Girotondo rosato (a base sangiovese, dove durante la fermentazione si lasciano per 10 giorni sul mosto grappoli interi di pinot grigio e malvasia bianca) e dal Girotondo rosso (95% uva sangiovese raccolta molto presto) che per il 50% svolge macerazione carbonica con raspi e bucce, per finire col Forestieri (dalle vigne più vecchie di sangiovese) anch’esso affinato tre mesi in anfora.




L’ultima tappa mi porta in Spagna, grazie a Gitana Wines, importatori e distributori di vini e prodotti iberici. Tra questi ho il privilegio di scoprire il produttore Ismael Gozalo di Nieva (Castiglia), area dal paesaggio quasi lunare a 1000 metri di altitudine, che custodisce piante prefillossera del vitigno Verdejo, trasformato da Ismael in vini incisivi, spiazzanti, capaci di garantire forti emozioni. E con gli assaggi di cozze e sardine alla brace del ristorante asturiano Güeyu Mar concludo in bellezza questa giornata di festa.



