A BORGO DIVINO LA SFIDA DEI PINOT NERO

In un weekend di fine ottobre dal sapore estivo, tantissimi sono stati gli wine lovers che hanno affollato le sale di Villa Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo (FI) per l’evento Borgo DiVino, alla sua quinta edizione. Uno dei motivi di questo successo – che segue di pochi mesi la già fortunata trasferta della rassegna a Scandicci – è sicuramente il gran numero di aziende rappresentate, oltre 100, e la varietà delle etichette in degustazione. Oltre a fornire un panorama completo della produzione toscana (da Cortona alla Maremma alla Costa degli Etruschi, attraverso le principali DOC e DOGC della regione), Borgo DiVino offre infatti l’occasione di “viaggiare” col palato nel resto dell’Italia, con affaccio anche su Francia e Spagna.

Con un piatto così ricco si è reso indispensabile – pur se a malincuore – selezionare gli assaggi, e quindi mi sono concentrato sui Pinot Nero del Mugello, decisione dettata sia dall’amore per questo vitigno, sia per l’ampia scelta di cantine della zona presenti alla manifestazione. Ormai il pinot nero dimora da anni in tutta la fascia appenninica al confine con l’Emilia Romagna, tanto che presto si potrà considerare quasi un autoctono, grazie ad alcuni pionieri che circa trent’anni fa intuirono come certe caratteristiche climatiche potevano richiamare – mutatis mutandis – la gloriosa Borgogna. In particolare il Mugello, con la sua umidità e le decise escursioni termiche sembrava garantire un habitat ideale per il pinot. Gli esiti positivi delle prime vendemmie hanno portato molti vignaioli a seguire l’esempio, fino a formare un vero e proprio movimento.

Ho trovato perciò interessante esplorare quali sono oggi le diverse proposte di pinot, fra cantine di lunga militanza e realtà da poco arrivate sul mercato. In linea generale l’indole dei vini parla molto del territorio, del suo carattere schietto, del senso di concretezza e di semplicità tipico di questi luoghi. Ogni produttore conserva però un suo approccio personale, in parte dovuto ai fattori peculiari del vigneto, in parte dettato dal gusto e dalla propria esperienza, ovviamente fondamentali in aziende a conduzione perlopiù familiare, come quelle che ho provato. Ecco allora i vini assaggiati, tutti in purezza e tutti Toscana IGT:


Il Borgo 2020 – Azienda Agricola Borgo Macereto (Dicomano). Collocata in una conca naturale a circa 350/400 metri, l’azienda biologica impianta nel 2016 i primi filari di pinot. Il Borgo – griffato, come tutta la gamma, dal pittore Francesco Nesi – matura in barrique e tonneaux per un anno, e possiede profumi carnosi, di spiccata speziatura, con cenni di mora e fragoline di bosco. In bocca mantiene nerbo e buona acidità, molto diretto. Nell’insieme un pinot che si segnala in positivo per la sua espressività e la trasposizione fedele del terroir.

Terre di Ponente 2021 e Monteprimo 2020 – Azienda Bacco del Monte (Vicchio). Solo due ettari, tutti tenuti a pinot nero (di quattro cloni diversi) per questa giovane cantina, che inizia l’imbottigliamento nel 2016. Il Terre di Ponente viene vinificato in solo acciaio; i 15 giorni di macerazione sulle bucce portano un colore rosso rubino profondo, così come profonde sono le note di liquirizia e frutta a bacca scura; buona tannicità e finale lievemente amarognolo. Nel Monteprimo, da vendemmia più tardiva, parte del mosto matura in barrique nuova. La maggiore complessità si avverte già dal colore pieno; al naso ha equilibrio, mentre la beva è polposa, morbida, con tannino sottile; convincente la persistenza.

Baccarosso 2019 e 2020 – Tenuta Baccanella (Borgo San Lorenzo). Sempre il 2016 è l’anno d’esordio per la tenuta di casa, che conta su un micro-appezzamento – siamo sotto l’ettaro – piantato un decennio fa, da cui si ricavano fra le 1500 e le 1800 bottiglie. Il 2019 è stato elevato per circa 12 mesi in barriques di vari passaggi: colore scarico, naso delicato, con tocchi di pepe rosa; fine e leggero in bocca; a mio parere il più simile nei tratti all’originale francese. Nel 2020 si è optato per un minor affinamento in legno, privilegiando il riposo in vetro: ne nasce un vino più immediato e accessibile, anche se con qualche componente – vedi tannini e alcolicità– ancora da evolvere.

Pinot Nero 2019 – Fattoria Il Lago (Dicomano). Agli estremi del Mugello, con altitudini vicine ai 600 metri, la fattoria coltiva pinot nero dal 2003 in un solo ettaro di vigna, per circa 2.300 bottiglie prodotte. Scelta di un breve passaggio in barriques usate, che hanno il compito di rinvigorire i tannini, e cura manuale in ogni fase della lavorazione, per un vino che rivela grande maturità. Colore rubino tenue e brillante; naso vivace, con frutto dolce e pepatura; bocca levigata ed elegante; struttura solida, che mantiene il gusto sempre su livelli piacevoli e non rende stancante la beva.

Pinot Nero 2017 – Azienda Agricola Frascole (Dicomano). Cantina che pratica fin dall’inizio la viticoltura biologica, Frascole affianca da alcuni anni al tradizionale sangiovese la produzione di vitigni alloctoni, tra cui il pinot nero. All’olfatto il 2017 – un anno di affinamento in barrique – si presenta composto e dotato di ampie sfumature (note floreali ariose, frutti rossi di bosco, un velo di vaniglia). Fresco e succoso al palato, offre gradevoli sapori balsamici e un finale prolungato. Il più “anziano” del lotto di assaggi mostra ancora una bella vitalità, e solo l’annata calda ne penalizza leggermente gli equilibri.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...