Il Museo della Vite e del Vino di Montespertoli (FI) ha ospitato il giorno 10 novembre l’evento “La Révolution à Montespertolí”, prima presentazione pubblica agli operatori di settore della locale Associazione dei Vignaioli, formata da 17 aziende del territorio. Per il piccolo comune fiorentino – che da secoli è vocato alla viticoltura e che conta oggi su oltre 1000 ettari coltivati a vigneto – si tratta di un cambiamento a suo modo epocale, tanto da richiamare appunto l’illustre precedente francese.



L’esigenza di un’associazione sorge – come spiega il suo presidente Giulio Tinacci, dell’azienda Montalbino – prima di tutto dalla volontà di tutelare l’identità e la storia del luogo, obiettivi che i produttori hanno condiviso sottoscrivendo 5 mesi fa un patto collettivo, in cui sono raccolte le linee guida del gruppo, in coniugazione tra passato e futuro: ricerca della sostenibilità ambientale, utilizzo di pratiche agronomiche non invasive, impegno per il recupero e la conservazione dei manufatti rurali, correttezza nei rapporti fra aziende e verso gli altri soggetti della filiera, dialogo con altre realtà vinicole e socioeconomiche per crescere in competenze e visibilità.



Grazie anche a un importante ricambio generazionale, i vignaioli hanno preso maggior coscienza del proprio compito di custodi del paesaggio e del ruolo primario che rivestono nella comunità locale come promotori dell’immagine di Montespertoli. Una piccola/grande rivoluzione culturale che investe la figura del viticoltore stesso, e che non poteva non tradursi in una visione del vino più moderna, dove alle tradizionali – ma talvolta limitanti – denominazioni dell’area (Chianti, Chianti Montespertoli e Chianti Colli Fiorentini) si privilegia la valorizzazione delle microzone presenti nei confini comunali, ognuna “presidiata” da una fattoria dell’Associazione. Parliamo di uno spazio esteso per ben 126 km quadrati, dalle peculiari caratteristiche pedoclimatiche, percorso ai fianchi dai fiumi Elsa e Pesa e che guarda a nord ovest la valle dell’Arno, con un’altitudine compresa fra i 50 e i 400 metri.

A mostrare le distinte sfaccettature del territorio è poi intervenuta una masterclass di degustazione, con sei etichette selezionate e introdotte dal giornalista eno-gastronomico Antonio Boco. Sei vini rossi di recenti annate, singolari per stile e concezione (dall’uvaggio agli affinamenti) ma legati dal filo conduttore dell’agilità, della freschezza e del piglio dinamico, quello “slancio vitale” che – sempre citando il presidente Tinacci – rappresenta lo spirito che ha mosso i viticoltori ad unirsi.
Dunque la Révolution è partita, e con essa – al pari della storia francese – la sfida all’aristocrazia del vino toscano.




I VINI IN DEGUSTAZIONE
Montalbino “Rosso 2020”, La Lupinella “Rossa 2020”, Fattoria La Leccia “Chianti Superiore 2020”, Castello Sonnino “Chianti Montespertoli Riserva 2019”, Podere Ghisone “1797 Chianti Riserva 2019”, Fattoria Parri “Chianti Montespertoli Riserva 2018”.
AZIENDE DELL’ASSOCIAZIONE
Podere all’Anselmo, Tenuta Barbadoro, Casa di Monte, Tenuta Coeli Aula, Le Fonti a San Giorgio, Podere Ghisone, Podere Guiducci, Fattoria La Leccia, La Lupinella, Marzocco di Poppiano, Montalbino, Tenuta Moriano, Fattorie Parri, La Querce Seconda, Tenuta Ripalta, Castello Sonnino, Valleprima.





