FATTORIA CIGLIANO DI SOPRA: DOVE IL CHIANTI INCONTRA LA FRANCIA

Se dovete scommettere su una cantina in ascesa nei prossimi anni, puntate su Fattoria Cigliano di Sopra. Il terroir unico, il team di giovanissimi che porta avanti l’attività, lo spirito artigianale accompagnato da grande attenzione ai dettagli, e uno sguardo accorto all’esperienza francese, fanno di Cigliano una realtà da cui aspettarsi traguardi importanti. Ma andiamo per gradi.

La fattoria si trova all’interno di un antico borgo nei pressi di San Casciano in Val di Pesa (FI), nato nel 1300 su un insediamento di origine etrusca, all’estremo nord della denominazione Chianti Classico. Qui la vite risiede e prospera da secoli, ma la produzione di Cigliano vive una svolta solo in tempi recenti, grazie all’intraprendenza di Maddalena Fucile (25 anni e già cinque vendemmie alle spalle), che accoglie me e l’amica sommelier Valentina Porretta per condurci nella visita aziendale.


Maddalena, figlia degli attuali proprietari del borgo, dopo aver terminato gli studi in enologia e viticoltura, subito si getta con entusiasmo nell’impresa di convertire un pugno di ettari – sette in tutto – posti a “giropoggio” attorno al nucleo della fattoria, in altrettanti cru dai quali ricavare vini originali e inconfondibili.

Più delle parole vale l’esperienza, e perciò Maddalena e il padre ci accompagnano a bordo di una gloriosa Land Rover per un tour sulla collina, circondata da un bosco di lecci e pini. Nonostante la piccola estensione, notevole è la varietà dei terreni, per altezze (si arriva a un massimo di 270 m.), pendenze, esposizione e natura del suolo (argilla; mattaione; sabbia; ciottoli di fiume): differenze che a Cigliano sono trattate con estremo riguardo, così come la tutela della biodiversità e la cura della pianta, con l’utilizzo di pratiche “gentili” nella lavorazione. Non a caso l’azienda guadagnerà entro l’anno la certificazione biologica.

La prima tappa già rivela molto del Maddalena-pensiero: vigna Sperandio (dal nome di un vecchio contadino), mezzo ettaro posto a fianco di un torrente nella parte più bassa della tenuta, sassoso, sabbioso e ricco di scheletro al punto da richiamare alla mente un mito della Francia vinicola come la regione di Pomerol, nel Bordolese. Dunque alla nostra vignaiola è venuto spontaneo piantare a Sperandio un clone di merlot identico a quello del celebre domaine Petrus. Per i risultati dovremo attendere che la giovane vigna giunga a maturità, ma i primi frutti spargoli e radi fanno prevedere rese basse e un succo molto concentrato.

Cambio di scenario per dirigerci a uno dei vigneti anziani di Cigliano, età 38 anni, mantenuto per scelta col suo aspetto scomposto, e caratterizzato – come usava una volta – da filari misti e vitigni interamente autoctoni: sangiovese grosso, canaiolo, colorino, trebbiano, malvasia lunga. Quasi un museo a cielo aperto della viticoltura toscana, che Maddalena illustra pianta per pianta, trasformando la passeggiata in un appassionante percorso didattico.

L’excursus sugli altri appezzamenti della fattoria porta ad altrettante scoperte, come il recente “Clòs de Madeleine”, vigneto coltivato con tre cloni di solo sangiovese su tre diversi portainnesti per assecondare i vari tratti pedoclimatici della particella, o l’esistenza di un sistema naturale di irrigazione dato dal recupero delle antiche cisterne poste sotto il borgo, a ricordare che l’insegnamento del passato è tenuto in grande considerazione.


Arriva il momento di scendere nella cantina, posta in un ambiente dalla temperatura e umidità costanti, e di assaggiare qualche succoso campione di botte del vino atto a divenire Chianti Classico della vendemmia 2019. Le uve sono lavorate separatamente per provenienza, e assemblate alla fine secondo le caratteristiche evolutive, a partire dal fattore età del vitigno, ma si sta lavorando anche sui tempi di macerazione. Qui Maddalena ci mostra con orgoglio un suo recente acquisto: due barriques T5 di Taransaud, di rovere francese proveniente dalla foresta di Tronçais; una tiratura limitata capace di grandi prestazioni che vedremo presto all’opera. Altre barriques sono in arrivo, in previsione di un aumento della produzione, mentre le tonneaux sono state da poco accantonate per ragioni di spazio e maneggevolezza.

La degustazione – che si svolge nel tranquillo giardino della villa padronale appartenente al borgo – vede, accanto al Chianti Classico, due vini alla prima uscita, nati per ora come prova ma destinati alla produzione: il bianco Ciglianello – il nome vi ricorda qualcosa? – e il merlot M (dagli unici venti filari presenti a Cigliano, in attesa di Sperandio).


Ciglianello 2019, da uve trebbiano e malvasia, vinificato in legno con “alzata di cappello” (contatto con le bucce di circa tre giorni, a botte aperta) alla maniera toscana, esordisce con poco meno di 300 bottiglie. Vino d’annata, pensato semplice ma non per questo privo di spunti interessanti. Colore giallo paglierino, naso morbido, minerale, con cenni di mandorla tostata e cipria; al sorso note vegetali, di aloe, e una fresca mentolatura. Facile da bere, possiede però – grazie soprattutto al trebbiano – un lato complesso, che a Cigliano intendono esplorare in futuro attraverso una raccolta anticipata delle uve e un lungo passaggio in legno.

Il Chianti Classico DOCG Fattoria Cigliano di Sopra 2018 (100% sangiovese, non filtrato, prodotto in circa 1800 bottiglie), svolge sia la fermentazione alcolica che la malolattica tramite lieviti indigeni, ed è stato affinato in barriques e tonneaux per 14 mesi, più sei di riposo in vetro. Il Classico presenta un colore rosso rubino, con unghia violacea. Il profumo è fruttato – si avverte il melograno assieme a ciliegia e amarena – e, al contempo, lievemente terroso; in bocca risulta asciutto, verticale, tagliente, con tannino intenso, di un’asprezza ricercata e a suo modo elegante. Da sottolineare la gradazione contenuta (13°), grazie al clima temperato di questa microzona.

Nel merlot in purezza “M” Toscana IGT 2018 (250 bottiglie) i grappoli sono vinificati col raspo, per una fermentazione quasi carbonica di circa un mese. Il liquido è maturato per due anni in barriques, con pochissimi travasi e frequenti batonnage, al fine di favorire la resistenza all’ossidazione, tanto che si rende necessaria l’aggiunta di solfiti solo prima dell’imbottigliamento. Naso setoso, con sentori di pelle e aromi balsamici; al primo assaggio sembra molto austero, con prevalenza della parte acida, poi diventa più docile e scorre gradevole.

E mentre accompagniamo gli assaggi con ottimi formaggi e mieli di Francia, Maddalena ci illustra i progetti e i sogni in cantiere: un vino da uve canaiolo in purezza; il Chianti Classico Riserva; una malvasia macerata. Come si vede, Fattoria Cigliano di Sopra non farà annoiare gli appassionati del buon bere. Perciò, scommettete!

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