MERCATO DEI VIGNAIOLI FIVI: ARRIVEDERCI AL 2021

Proprio in questi giorni doveva tenersi la decima edizione del Mercato dei Vignaioli Indipendenti, manifestazione creata dalla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) per offrire un’occasione d’incontro fra i propri associati e il pubblico di appassionati del vino, e che di anno in anno ha conquistato un’importanza sempre crescente.

Purtroppo sappiamo tutti com’è andata, ma ho fiducia che i nostri produttori sappiano superare il momento difficile con lo spirito tenace e innovativo che li distingue. Perciò, come segno di speranza, ho deciso di recuperare e pubblicare un breve articolo rimasto inedito della rassegna 2019, sicuro che presto torneremo a degustare “sul campo” le bontà dei vignaioli FIVI.

Sempre più effervescente il Mercato della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, con un’edizione 2019 – ospitata negli spazi di Piacenza Expo dal 23 al 25 novembre – che tocca nuovi record per numero di espositori e visitatori. A questo successo contribuiscono vari fattori: la capacità della FIVI di riunire tanti interpreti autentici del territorio, uniti dalla stessa filosofia “artigiana” di seguire in proprio ogni fase della filiera; poi la curiosità del pubblico di appassionati e operatori verso prodotti lontani dalla solita geografia del vino, e, non ultima, la vicinanza delle festività natalizie, che invoglia al consumo di qualità.

Effervescenti sono anche molte delle proposte che ho avuto modo di assaggiare, tutte legate a vitigni autoctoni e per questo degne di particolare attenzione. Per il racconto, ne ho scelta una dalla storia originale ed eroica: vediamola insieme.

DURIN – LIGURIA

La Liguria, si sa, è un territorio frastagliato, e la viticoltura deve cercare spazio in ogni fazzoletto di terra possibile. La cantina Durin – dal capostipite di famiglia Isidoro, chiamato dai compaesani Isidurin – di Ortovero (SV) dei coniugi Basso non fa eccezione, dato che i suoi vigneti sono sparsi in tanti piccoli appezzamenti: ben 259, ripartiti su 5 diversi comuni, con un’altitudine che varia dai 70 ai 600 metri sul livello del mare. Tanta varietà si ritrova anche nel numero di vitigni allevati e sull’ampio catalogo di prodotti, che comprende una linea di spumanti metodo classico chiamata Bàsura.

Nel folklore locale, la Bàsura è una strega che popola le vicine grotte di Vairano, ma l’omaggio di Durin alla tradizione popolare non si ferma al nome. Questi anfratti millenari sono infatti il luogo dove le bottiglie riposano per l’affinamento: una scelta suggestiva dettata da fattori ambientali come la stabilità di temperatura e umidità, l’assenza di vibrazioni e il costante silenzio, interrotto solo dai visitatori. Un progetto che parte circa 20 anni fa, e che, dopo un accurato lavoro di selezione dei cloni migliori, ha portato alla prima uscita nel 2013.

Io ho provato il Bàsura Obscura, brut da uve pigato (vitigno duttile e ricco di sfumature, stretto parente del vermentino) in purezza che in parte – dopo una breve criomacerazione e la fase fermentativa – effettuano un passaggio in barriques usate. Per la presa di spuma e la successiva maturazione l’Obscura rimane sui lieviti sessanta mesi, molti dei quali – come detto – all’interno delle grotte. Di colore giallo paglierino brillante, questo Bàsura risulta denso di aroma mediterraneo con anice, timo e tanta balsamicità. In bocca prevale la nota salmastra, con cenni di tostatura, e si apprezzano la consistenza, la bolla setosa e il lungo finale. Che dire: assaggiatelo e resterete… stregati!

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