
Cantine Aperte 2021 ha per me quest’anno un significato speciale, essendo la prima occasione per poter visitare di nuovo una cantina dopo gli ultimi mesi di lockdown. Perciò non mi sono fatto sfuggire l’opportunità di conoscere da vicino un’azienda molto promettente, a pochi chilometri da casa: Fattoria La Leccia. Celata fra le colline di Montespertoli (FI), la tenuta – di proprietà della famiglia Bagnoli – gode della protezione dei boschi circostanti, che offrono riparo alle vigne e ne garantiscono la sanità.



Ad accogliere gli ospiti della giornata arriva il giovane Lorenzo Bagnoli, che assieme alla cugina Paola è il principale promotore della svolta aziendale verso la nascita di proprie etichette, a partire dal 2013, mentre in precedenza si vendeva solo vino sfuso a grandi acquirenti. Il cambiamento impresso si basa su importanti capisaldi, quali la tutela dell’ambiente e della biodiversità, con l’ottenimento nel 2019 della certificazione biologica.
La cura dell’ecosistema si concretizza in varie forme: l’utilizzo del sovescio per arricchire il terreno in modo naturale; la manualità delle operazioni in vigna; la produzione, accanto al vino, di olio da varie cultivar toscane; la pratica dell’apicoltura; l’attento mantenimento della lecceta che abbraccia la fattoria; il ricorso alla bioedilizia per la ristrutturazione dei locali di lavoro.



Anche in cantina – spiega Lorenzo – la scelta è quella di differenziare gli strumenti a disposizione dell’enologo. I tank in acciaio – a temperatura controllata – sono di pezzature ridotte (circa 30 hl), allo scopo di effettuare vinificazioni separate delle parcelle e dosare l’assemblaggio secondo le caratteristiche del singolo cru e dell’annata. Per le botti, accanto al “classico” rovere (sia francese che di Slavonia), troviamo legni di acacia, gelso, ciliegio, ognuno in grado di dare una sua impronta al vino: uno stile mutuato dal Friuli, dove Lorenzo ha fatto esperienza per un anno.
Infine, sono in fase di recupero alcune vasche in cemento, in tempi recenti rivalutate per la loro capacità di micro ossigenazione e di stabilizzazione del mosto.



Durante la passeggiata in vigna, si può osservare la tipica natura del suolo di queste zone, originato dal ritiro dei mari nell’era pliocenica, e dal conseguente deposito di scaglie di alberese e ciottoli, con formazione di argille complesse. Un mix molto caratteristico, che regala ai vini della Fattoria La Leccia struttura e sapidità. Sempre guardando i filari, Lorenzo sottolinea un altro importante passaggio, quello dal cordone speronato alla potatura a guyot: un cambio reso necessario per tutelare la salute della pianta ed evitare che vada in sofferenza.




Elemento fondamentale della filosofia aziendale è la valorizzazione dei vitigni autoctoni sangiovese e trebbiano. A quest’ultimo – un tempo ingiustamente bollato come vino delle tre I (incolore, inodore, insapore) – viene riservato, con l’IGT Cantagrillo, un trattamento ad hoc, che esalta la sua identità di “rosso travestito da bianco”, col taglio del grappolo sul tralcio una settimana prima della vendemmia per favorire la concentrazione di zuccheri e aromi, la fermentazione di parte della massa in acciaio a contatto con le bucce, l’affinamento breve di altra massa in barriques, e infine il riposo di un anno in bottiglia dopo l’assemblaggio.
Del sangiovese si esplorano invece le varie sfaccettature, a partire dalle bollicine (con i brut BOH, metodo charmat lungo, e Rubedo, metodo classico pas dosé interamente prodotto in proprio, con 36 mesi di affinamento sui lieviti e altri 6 di riposo in bottiglia prima della commercializzazione), per arrivare a un prossimo Vin Santo Occhio di Pernice. Nel mezzo il Chianti Superiore DOCG Vinea Domini e due IGT, il Gòta Rossa e il Leccino, che differiscono per le modalità di lavorazione.



Al termine della visita ci accomodiamo per gli assaggi nel bel giardino della tenuta contornato da numerosi olivi. E prima di terminare il racconto, voglio soffermarmi sullo spumante BOH, nato nel 2014 e a suo modo simbolo del nuovo corso di Fattoria La Leccia, Come molti appassionati sanno, la vendemmia 2014 fu piuttosto difficoltosa e piena di incognite: proprio in quell’anno esce il BOH, nome che richiama sia la bollicina (di cui Lorenzo è appassionato), sia l’idea di scommessa legata al singolo vino e, più in generale, al mutamento intrapreso. Una scommessa che oggi possiamo dire del tutto azzeccata e vincente, e che vi invito a scoprire visitando la fattoria.
